16Gen/18

Cimitero Monumentale di Staglieno

Una mattina del marzo 1893 l’Imperatrice Elisabetta D’Austria, la Principessa Sissi, sbarca a Genova e fa una lunga passeggiata in città: percorre la nuove strade di Circonvallazione a Monte fino alla attuale Piazza Manin e giù per via Montaldo. Cosa cerca a Genova la principessa d’Austria? La fama del Cimitero Monumentale di Staglieno è così vasta che già fino da allora varca i confini della nazione fino ad arrivare alla Principessa che cercava, forse, l’ispirazione per un monumento funebre per  figlio Rodolfo morto suicida insieme alla giovane amante 4 anni prima.

Oggi l’aspetto del Cimitero di Staglieno è molto diverso da come apparve all’Imperatrice d’Austria: il bianco splendore dei marmi è coperto da una spessa patina di polvere e molte gallerie avrebbero bisogno di restauri urgenti ma il fascino di questo luogo è se possibile ancora maggiore;  la vegetazione che si è sviluppata, rigogliosa  nel corso degli anni  ha creato un vero e proprio parco naturale che fa da contraltare alla immobilità dei monumenti , rappresentando perfettamente , contrapposizione, equilibrio e perfino armonia tra la vita e la morte.

Il Cimitero di Staglieno si raggiunge comodamente con i bus: da Piazza de Ferrari con il n° 14 che passa anche dalla Stazione Brignole; dalla Stazione Principe con il n°34 che passa anche da Piazza Corvetto- dal Porto Antico e Caricamento con il n° 13 o con il n° 12 – per il ritorno il mezzo più comodo è il n° 34 che parte, come Capolinea dal Piazzale davanti al cimitero. All’interno del Cimitero c’è un servizio di autobus dell’AMT; i bus partono ogni 35 minuti dalla fermata all’interno del cimitero stesso, è utile utilizzare il bus per raggiungere la zona del boschetto irregolare.

Il cimitero di Staglieno è un vero e proprio museo all’aperto; una grandissima collezione di marmi che percorre 160 anni d’arte.

Anche se oggi il bianco dei marmi è coperto di polvere e ragnatele, anche se alcuni tratti della gallerie manifestano cedimenti, il fascino del luogo rimane intatto e anzi accresciuto

Passare alcune ore, in una bella giornata di sole, passeggiando sotto le cupe gallerie o perdersi tra le tombe nel bosco o aggirarsi nel cimitero dei Garibaldini o dell’ordinatissimo Cimitero di Guerra Inglese è  un’esperienza molto particolare.

Può essere utile farsi condurre da una brava Guida Ufficiale  ma è possibile utilizzare il materiale che offrono gratuitamente all’ingresso del cimitero.

Il cimitero venne realizzato dagli architetti comunali Carlo Barabino e alla sua morte, dal suo allievo Giovanni Resasco. Il cimitero accolse la prima sepoltura nel 1851.

Lo spazio centrale è dominato dal Pantheon eretto sopra una bella scalinata; al centro del grande spazio quadrangolare c’è l’imponente Statua di Santa Fede dell’artista Varni, collocata nel 1875.

Al primo nucleo centrale, con il passare degli anni si aggiunsero altre sezioni e altri spazi: il Boschetto Irregolare con le tombe inserite in una fitta vegetazione, monumenti funebri e imponenti cappelle gotiche, liberty o neoclassiche, la sezione protestante, il reparto degli Ebrei, quello dei Musulmani, dei Greco Ortodossi, il cimitero degli Inglesi, il  Porticato Montino e il Porticato di Sant’Antonino.

Oltre alla Principessa D’Austria il cimitero fu visitato da molti altri personaggi, tra cui Nietzsche, Mark Twain, Hemingway e Oscar Wilde che si dice venne a visitare la tomba della moglie Mary Costance Lloyd, in compagnia del suo amante. Molte sono le tombe di illustri, personaggi. Tra questi Giuseppe Mazzini e Nino Bixio; l’attore Gilberto Govi e Fabrizio de Andrè e moltissimi altri.

 

L’EVOLUZIONE STILISTICA           LE OPERE PIU’ SIGNIFICATIVE           I PERSONAGGI FAMOSI

 

E’molto difficile proporre una visita completa del Cimitero Monumentale; se la visita si svolge nei fine settimana l’ingresso principale è aperto e si accede direttamente allo spazio centrale dominato dalla Statua di Santa Fede; gli altri giorni si entra dall’entrata laterale di ponente e da qui si accede comunque in breve tempo alla zona centrale da dove conviene partire per la visita.

Per una visita parziale si devono calcolare almeno due/ tre ore, tenendo conto che gli orari d’apertura sono dalle 7,30 alle 17,00

15Gen/18
La Madonnetta - Il sagrato

Escursione al Righi

A Genova è anche possibile fare delle vere e proprie escursioni: intendo passeggiate un po’ più impegnative che non una semplice visita del Centro Storico o la passeggiata Anita Garibaldi a Nervi.

Le possibilità sono praticamente infinite: i monti sovrastano la città e la cima più alta del Comune è la Punta Martin alle spalle di Pegli che raggiunge i 1001 metri sul livello del mare e raggiungere la vetta dal versante sud richiede una capacità quasi alpinistica.Un’escursione non impegnativa di un paio d’ore, senza nessuna attrezzatura se non un paio di scarpe comode e un po’ d’abitudine a camminare, è l’escursione ad anello al Righi, la collina alle spalle del Centro Storico.nserendo alcune visite e una piacevole sosta il percorso si può allungare a volontà. Il dislivello è di circa 300 metri.Le creuze (stradine pedonali, solitamente in pietra ai lati e mattonata al centro) che portano al Righi sono molte, ne propongo una delle tanteIl percorso proposto è ad anello con partenza e arrivo al medesimo punto. Si parte quindi dal Largo Zecca in pieno centro cittadino esattamente alla Stazione di Partenza della Funicolare Zecca –Righi. Per i non genovesi il punto è facilmente raggiungibile con i bus in partenza dalla Stazione Brignole o da Piazza De Ferrari. A piedi in 10 minuti dalla Stazione Principe e a piedi dal Porto Antico in 15 minuti.

 

Da Largo della Zecca (1) si prende la strada in salita, Via Edilio Raggio, si gira attorno ad un palazzo e si imbocca sulla destra la Salita San Nicolosio, si arriva ad una bella Piazzetta triangolare al di sopra della quale, praticamente mimetizzata tra i palazzi, sorge la Chiesa di San Nicolosio (San Nicola di Bari) (2) una chiesa Barocca di un certo interesse artistico. Si prosegue attraverso il piccolo varco a destra della piazza e si arriva ad incrociare la salita delle Monache Turchine che si percorre fino a Salita della Incarnazione che finisce sulla strada asfaltata, Salita Carbonara, si prende a destra fino a incrociare Corso Firenze e si imbocca, attraversando la strada, la Salita Superiore di San Gerolamo. (3)

Per i non genovesi che non hanno fretta, consiglio, prima di incamminarsi per la salita di andare dalla parte opposta fino al Belvedere Montaldo, meglio noto come Spianata Castelletto (4) da dove si gode un bel panorama sul centro storico.

Tornando alla passeggiata, presa la Salita Superiore di San Gerolamo, si prosegue sempre in salita percorrendo via Emanuele Cavallo che è molto lunga e sempre in salita, fino ad attraversare Via Chiodo (5)

che va percorsa per venti metri verso destra per riprendere via Emanuele Cavallo (tuttavia consiglio di percorrere prima la via Chiodo verso sinistra per 100 metri per godere di un altro bel punto panoramico).

Via E. Cavallo termina infine nella via asfaltata Mura di San Erasmo (6) con vista sulla Val Bisagno ed in particolare, davanti a noi sulla sommità di una collina, il profilo del Forte Ratti.

Dobbiamo girare, sempre in salita, a sinistra in Via Mura delle Chiappe, qui sul muro della Villa Quartara è citato un canto della Divina Commedia.

Ancora 10 minuti di rampa in salita e si arriva alla stazione superiore della Funicolare a 292 metri sul livello del mare. Val la pena salire alla terrazza panoramica con scorci sul Monte di Portofino verso est e il Forte Diamante a nord.

Prendiamo ancora la strada in salita superando il bar – ristorante Montallegro e si arriva in breve all’Osservatorio del Righi. (7)

Da qui, buon luogo di sosta e gioco, si può vedere, sporgendosi, l’esterno della strada che abbiamo percorso che in realtà è la sommità delle fortificazioni costruite tra il 1626 e il 1633 a difesa della città.

Dalla parte opposta della strada si può fare una piacevole sosta al Club dei Cacciatori, per un caffè o un panino.

Usciti dal Club si prende la strada Passo Porta delle Chiappe per arrivare in breve alla Porta delle Chiappe che si può varcare e arrivare nel versante della Val Bisagno dopo aver percorso i 15 metri di spessore delle mura.

Proseguendo oltre si arriva subito alla agognata discesa imboccando Salita Porta Chiappe: da qui nelle limpide giornate d’inverno si godono spettacolari scorci panoramici sul porto e a ponente fino a Capo Noli, le cime delle Alpi Marittime; il massimo sarebbe trovarsi qui all’ora del tramonto.

Scendiamo fino alla via asfaltata, via Chiodo, e subito a sinistra si continua la creuza pedonale con qualche difficoltà al momento in cui si scrive (gennaio 2015) per un breve tratto di frana a causa delle recenti alluvioni.

Si arriva al Santuario della Madonnetta (8) che vale una sosta e una visita.

Da vedere: il piazzale a ciottoli bianchi e neri (risseu) del 1700, gli interni con lo splendido organo in contro facciata, una bella cripta con una madonnina in alabastro, un bellissimo presepe con statuine del Maragliano e una commovente Pietà in legno policromo dello stesso autore del 1732: gli occhi della Madonna sembrano piangere davvero. La chiesa custodisce 25.000 reliquie di martiri e una bella raccolta di Paramenti sacri del 1600-1700, visitabili a richiesta.

In questo luogo ogni anno salivano i Senatori della Repubblica per onorare la Madonna eletta a Regina di Genova.

Usciti dalla chiesa imbocchiamo la discesa alla nostra sinistra per arrivare più in basso alla Chiesa di San Nicola.

Si attraversa la asfaltata Corso Firenze (9) a subito a sinistra si prende la Salita San Nicolò che percorre il perimetro esterno dell’Albergo dei Poveri, grandissima struttura del 1600 destinata allora al ricovero dei bisognosi.

Al termine della discesa si arriva alla facciata del grandissimo edificio che potrebbe sembrare una reggia, date le sue dimensioni e il suo elegante aspetto.

La facciata si vede meglio una volta discesa la scalinata e imboccata la via Brignole De Ferrari, dal nome del nobile che fece costruire l’Albergo. (10)

Percorriamo la via alberata in discesa fino ad arrivare alla Chiesa del Carmine, al mercato del Carmine in vetro e ferro e infine, percorrendo la via di Vallechiara si arriva al punto di partenza in Largo Zecca (1).

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15Gen/18

Passeggiata al Carmine

Genova è infinita! 

Così mi ha detto un giorno una guida turistica di lingua russa, incontrata per caso. In questa non grande città, ci sono cose sempre da scoprire come fosse una città “infinita”. Ecco un altro angolo sconosciuto anche a moltissimi genovesi: il Carmine. Il paradigma di una città tutta da scoprire: un paesino dentro la città. Un piccolo quartiere che potrebbe essere tutto contenuto in una piazza; viuzze, creuse e piazzette dai nomi suggestivi che evocano arti e mestieri antichi; un piccolo mondo che si può scoprire alle spalle del rinnovato Mercato del Carmine e della omonima chiesa.

Arrivare al quartiere del Carmine è facilissimo: ci troviamo a 50 metri da Piazza dell’Annunziata e a 300 metri dalla Stazione ferroviaria di Genova Principe, così magari dopo aver visitato Palazzo Reale e gli altri palazzi di via Balbi un giro nel Carmine ci riporta ad altre atmosfere ad altre dimensioni.

Il percorso suggerito può durare 20 minuti o mezza giornata: dipende …. da voi.

Il percorso inizia dalla Piazza dell’Annunziata (1) con il suo intenso traffico automobilistico e i palazzi nobiliari del 600; superata sulla destra la chiesa arriviamo alla Piazza Fratelli Bandiera (2) al cui centro domina una statua di marmo che un tempo era un “barchile” ossia una fontana terminale dell’antico acquedotto di Genova. La statua è stata spostata più volte in città e non è detto che questa sia la sua collocazione definitiva: il tristissimo parcheggio ai suoi piedi non rende merito alla rappresentazione marmorea di Enea con sulle spalle il padre Anchise e per mano il figlio Ascanio, rappresentazione della fuga da Troia tratta dall’Eneide; opera di Francesco Baratta, allievo del Bernini.

Si prende a destra il Vico di S. Agnese e poi a sinistra la via di S Agnese, in salita, la breve rampa pedonale porta alla via principale dove affaccia la Chiesa del Carmine e il Mercato del Carmine oggetto di un recente restauro. Il mercato in vetro e ferro ospita alcuni banchi di vendita di qualità e un bar-trattoria dove, senza formalità, si può fare una sosta e uno spuntino a base di minestrone o pasta al pesto a prezzi convenienti se ci si accontenta di un solo piatto.

Su retro del mercato si apre la Piazza del Carmine (3) e siamo già in un altro mondo. Sulla piazza affacciano piacevoli locali e ristoranti. Su un lato della piazza c’è un dipinto murale con la scritta “MI HANNO RUBATO IL PRETE”  dedicata a Don Gallo che qui iniziò la sua carriera di prete di strada; dalla parte opposta una bella edicola votiva e un palazzo a mattoni rossi di origini medioevali; prendiamo il vicolo in salita, Salita di San Bernardino, vecchia mattonata (creuza) con panni stesi e contrafforti tra i palazzi, a sinistra e a destra si aprono altri vicoletti, vico della Fragola, vico dello Zucchero, vico del Cioccolatte. La cancellata in cima alla breve salita chiude la vecchia Abbazia di San Bernardino, distrutta in gran parte dai bombardamenti dell’ultima guerra. Percorrendo Vico Cioccolatte, nel suo culmine svoltiamo in Salita di Monterosso che attraverso due successivi archi ci porta in Piazza Della Giuggiola (4), uno spazio di meno di 100 mq tra le case: al numero uno un cortiletto privato porta all’albero di Giuggiole che si dice sia l’unico in città; al numero 3 c’è un bel laboratorio di maglieria “La Giuggiola” che può costituire una piacevole visita anche se non si ha intenzione di fare acquisti.  Piccolo giardini con alberi di limoni, arance e mimose rendono unico questo piccolissimo spiazzo.  Al momento (gennaio 2015) la pavimentazione è in rifacimento dopo i disastri dell’alluvione che ha fatto “esplodere” le condutture dei rigagnoli interrati.

Torniamo sui nostri passi e giriamo a destra: davanti a noi si apre un portale con un arco in marmo che ci divide dalla Salita dell’Olivella: questa era la porta del monastero delle monache di San Bartolomeo.

Entrando, questa è la vera sensazione che si prova, si arriva alla Piazza di San Bartolomeo dell’Olivella (5) che era il centro del monastero. Un triangolo tra le case, la chiesa e la salita con due ulivi. Il monastero fu fondato nel 1305 e durò fino all’arrivo di Napoleone che chiuse tutti gli istituti religiosi (1797).

La vita qui scorre in un’altra dimensione nella quale possiamo immergerci: leggere la targa appesa al muro con la storia del luogo, salire dagli ulivi con la vecchia panchina, trovare la cuccia dei gatti a volte socievoli, a volte frettolosi; ad essere molto fortunati dopo la panchina potremmo trovare la porta che ci fa entrare nella sala giochi degli scout della Chiesa e potremmo ammirare quel che rimane di un magnifico affresco del Carlone del 1600; oppure possiamo spingere il portone a vetri del civico n.8, spesso aperto, oppure suonare per chiedere di entrare nell’edificio che fu il monastero con i resti dell’antico chiostro in cima alla scalinata; scovare qui e là resti di intonaco affrescato, tra cui una bella Pietà; immaginare la madonnetta che doveva occupare una nicchia ancora colorata in blu; vecchi vasi di Aspidistra, tracce del pozzo, odore di umido e di muschio; vecchie grate e vecchi cancelli; il vecchio portone in ferro dipinto di verde.

Tornando in piazzetta si può uscire da quello che fu l’atro portale d’ingresso al monastero che affaccia in Salita di San Bartolomeo del Carmine. Da qui vale la pena alzare lo sguardo per trovare i resti medioevali del Portale Gotico in strisce di marmo alternato ad ardesia e con al vertice un piccolo “Agnus Dei” scolpito.

Se fosse una bella giornata di sole e se volessimo prenderci una mezz’ora di relax, tornando indietro dal Primo varco dell’Antico Monastero siamo in Salita Carbonara che ci conduce in uno slargo con due alberi e alcune piacevoli panchine per una sosta e un eventuale pranzo al sacco: ci troviamo i pieno centro della città ma si stenta a crederlo.

Tornando infine alla Piazza del Carmine non possiamo esimerci da una visita alla Chiesa del Carmine; la chiesa è da visitare con attenzione per scoprirvi , come sempre si fa sempre una certa fatica a trovare i tesori a Genova, delle tracce di un affresco dietro l’altar maggiore, opera attribuita a Manfredino da Pistoia, allievo del Cimabue, attivo a Genova intorno al 1290; altre opere importanti ed evocative si trovano nella Chiesa tra queste, curiosa, la cappella dei Camalli, i lavoratori del Porto di Genova, che provenivano dalle Valli bergamasche e che dovevano far nascere i figli nei luoghi d’origine per mantenere il privilegio di farli lavorare ancora nella Repubblica. Così le donne bergamasche a fine gravidanza erano costrette al lungo viaggio che portava in quel di Bergamo.  Se poi avrete la fortuna di incontrare il “don” o un sacrestano che vi possa dedicare un po’ di tempo, scoprirete un mucchi di cose interessanti oltre che in chiesa, in canonica e presso l’ufficio parrocchiale.

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13Gen/18

Passeggiata dal Porto alla Certosa

Fino agli inizi del 1900, il centro di Genova era diviso a ponente, verso il quartiere di Sampierdarena, dalla collina di San Benigno. Da qui veniva estratto gran parte del materiale di costruzione per la città, la famosa “pietra di promontorio” nera o grigia a seconda del filone minerario. Nell’’800 venne scavata una galleria che facilitava la comunicazione ma prima di quest’opera i collegamenti con il ponente erano solo due: una tortuosissima e strettissima strada scavata nelle rocce tra gli scogli alla base della Lanterna; questo percorso era così complicato che quando si trattava di trasportare merci ci si imbarcava alla spiaggia di Sampierdarena per arrivare in città per la via del mare. L’altra possibilità era una mulattiera, una creusa, che  in prosecuzione del Vicolo Lungo ( l’attuale asse di via San Luca, via del Campo e via Prè) passando davanti alla Commenda di Prè, proseguiva per la zona di Fassolo fino alla zona della Chiappella e da lì si inerpicava sulla collina Degli Angeli attraversava il varco delle Mura Nuove del 1632, per poi discendere e arrivare nei pressi della Certosa in Val Polcevera. Da qui la strada per il basso Piemonte correva lungo il fiume per attraversare infine facili valichi appenninici: la Via Postumia.La nostra passeggiata percorre un tratto di quell’antico percorso di uomini, merci e pellegrini: quello rimasto quasi intatto in mezzo agli sconvolgimenti edilizi del 1900.

LA PASSEGGIATA DALLA FERMATA DI DINEGRO ALLA CERTOSA E’ DI  3,5 KM E SI PERCORRE IN CIRCA UN’ORA SENZA CONTARE LE SOSTE
 

La passeggiata può iniziare facilmente dalla fermata “DINEGRO” della Metropolitana di Genova (1)  Dalla fermata si esce a sinistra si passa davanti alla Villa Rosazza e l’Istituto Byron e dopo poche decine di metri si attraversa il passaggio pedonale sotto al viadotto della ferrovia; dopo l’attraversamento si gira verso destra e  dopo 10 metri si imbocca la Salita degli Angeli.  (2)La salita, una vecchia mattonata, tipica “creusa” genovese, un pò sgangherata, è subito ripida e ci porta in un  “altra Genova”, tra vecchie case; ogni tanto dalla salita si diramano altri vicoli e altre mattonate che si possono  “esplorare” ; mano a mano che si sale, il panorama alle nostra spalle si fa sempre più ampio, dietro la prima fila di vecchie costruzioni sorgono brutti palazzi degli anni ’50 e ’60 quando Genova sembrava destinata a diventare una città da un milione di abitanti, in grandissima parte operai o lavoratori del Porto (camalli). In 20 minuti si arriva a un tratto asfaltato tra vecchie serre abbandonate e muri di pietra;  si supera l’edificio dell’AsiloTollot e poco dopo la strada gira di 90° a sinistra; qui un varco al numero 70 della via ci porta al Circolo 30 Giugno ospitato nell’edificio quattrocentesco di “Villa Tomati(3) ; una scalone ci porta sulla terrazza panoramica con vista sul golfo fino al Monte di Portofino: qui due colonne binate, bianche e nere, ci parlano del periodo medioevale; al Circolo si può fare una sosta per un caffè.

Tornando sulla strada si prosegue il cammino fino al n°111 e si gira a destra davanti ad una piccola chiesetta moderna eretta dopo i bombardamenti della II Guerra Mondiale. Le lapidi ricordano che l’oratorio venne edificato nel 1723 utilizzando le “compere”  del Banco di San Giorgio.Superata la chiesetta si entra nel Varco di Porta degli Angeli (4) attraverso due successivi passaggi che forano le Mura Nuove del 1632.Il paesaggio cambia completamente, se si fanno 30 metri e si raggiunge un traliccio: da qui si gode di un ampio panorama verso ponente con il mare e il monte Beigua; sotto scorre l’imbocco dell’autostrada di Genova Ovest; di fronte, campi coltivati e il profilo della Chiesa di S.Bartolomeo Apostolo in Promontorio. Si percorre a destra, verso monte, la strada asfaltata passando davanti al Cimitero della Castagna e dopo 10 minuti di raggiunge un borgo di case di via Porta Angeli e via Promontorio (5); percorrendo  questa stradina si raggiunge la Chiesa di S.Bartolomeo Apostolo in Promontorio.

Si torna indietro e si imbocca a sinistra Corso Martinetti, dopo 50 metri si imbocca la stradina a sinistra segnalata all’inizio dal segnale a tre pallini rossi :.  Si percorre un breve tratto di salita, Salita Vittorio Bersezio fino all’incrocio col sentiero per il Forte Diamante; (6) da qui inizia la ripida discesa con vista sul Viadotto Morandi dell’autostrada, si passa sotto la sede autostradale e si scende con vista sugli impianti industriali della Val Polcevera, fino a Via della Pietra e dopo poche decine di metri si arriva alla zona di Brin della fermata della Metro; si prende a sinistra sotto la ferrovia e subito dopo a destra in via Canepari, lungo il marciapiede; dopo pochi metri alla prima traversa a destra siamo in via San Bartolomeo della Certosa  che percorriamo fino al Complesso della Certosa (7).

AVVISO

l’ultima parte della strada pedonale è ora chiusa per lavori e non si arriva a Certosa

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13Gen/18

Passeggiata alla Madonna del Monte

Quello che propongo ora non è esattamente un percorso come quelli precedenti: è piuttosto una breve gita fuori dal centro per raggiungere un luogo panoramico del levante dove sorge un antico Santuario. La gita è anche una scusa per un pranzo in una delle trattorie proposte; attenzione perché sono aperte solo sabato e domenica

Se siete a Genova un sabato o una domenica o un altro giorno di festa e vi piacciono le trattorie vecchio stampo,  potrete tentare di trovare un posto alle osterie della Madonna del Monte . l’importante è prenotare !

Prendiamo, come al solito il nostro punto di riferimento in Piazza De Ferrari, da qui, ricordando di acquistare da un giornalaio o da una rivendita di tabacchi i biglietti, prendiamo un autobus per raggiungere il quartiere di San Fruttuoso. Possiamo prendere il 46 che porta direttamente a Piazza Terralba (1) (luogo ad est rispetto alla Genova storica, da cui il nome Terra verso l’Alba). Oggi San Fruttuoso è un quartiere molto popoloso e popolare inglobato nella città ma qui un tempo era la zona degli orti che servivano Genova, essendo in una zona pianeggiante e alluvionale alle sponde del torrente Bisagno e vicino alla città. Oggi il torrente è più conosciuto per le alluvioni che provoca periodicamente ma quando le sponde non erano costruite, era la patria dei besagnin : parola esclusiva genovese che individua i venditori di ortaggi che provenivano appunto dalla piana del Bisagno, da cui besagnin .

Alla fermata, attraversiamo la strada trafficata e imbocchiamo la breve stradina che ci porta all’ingresso di Villa Imperiale (2). La Villa è circondata da un parco costruito su più livelli di terreno, dominato dalla bella costruzione che risale al 1500 circa e si narra sia sta inaugurata dalla visita del re Luigi XII di Francia, giunto in visita a Genova nel 1502. La bella costruzione è caratterizzata da due logge laterali simmetriche .Oggi è la sede di una biblioteca di quartiere .

Le mura perimetrali della villa separano il parco da un altro edificio storicamente importante Villa Migone: qui il 24 aprile 1945 i tedeschi firmarono la resa ai partigiani. Villa Migone era la residenza del cardinale Boetto e alla sua presenza il generale Gunter Meinhold firmò la resa a comandante partigiano Remo Scappini, ponendo fine alla seconda guerra mondiale, per Genova.

Possiamo percorrere i viali del parco e per raggiungere la nostra meta dobbiamo lasciare la villa alla nostra destra e uscire a monte della costruzione su una stradina pedonale alle spalle del parco. Prendiamo la creuza in salita e procediamo sempre avanti in salita lungo la via Salita Nuova di Nostra Signora del Monte, qui purtroppo la stradina è in comune con il passaggio delle automobili , ma i passaggi sono piuttosto rari. Passiamo due tornanti e siamo in vista del Santuario.(3) La chiesa affaccia su un piazzale con bel panorama sulla città, lastricato a risseu, ossia formato da ciottoli bianchi e neri, con al centro lo stemma di Genova. Una lapide sul piazzale riporta che nel 1785 il re Ferdinando IV di Borbone cacciando nei boschi alle pendici del monte uccise tre cervi.

La chiesa ha origini molto antiche. Già intorno all’anno 1000 pare esistesse un luogo di culto in zona. I primi veri documenti chiesa risalgono al 1183, quando si insediarono i canonici di Santa Croce di Mortara, detti Mortariensi. Successivamente, nel 1444, dopo un periodo di abbandono, il doge Raffaele Adorno, fece arrivare i frati Minori Osservanti. Gli Adorno fecero ricostruire il santuario e il convento inserendo varie  opere d’arte. L’altare maggiore  è del 1600 ; il tabernacolo in marmo è sormontato da un crocifisso Gli affreschi nella volta, raffiguranti Storie della Vergine, sono di Andrea Ansaldo. Nella chiesa sono presenti opere di Domenico Fiasella Bernardino Fasolo, Bernardo Strozzi e Andrea Semino. L’altare risulta sopraelevato e al di sotto una cappella molto raccolta custodisce la statua quattrocentesca della Madonna del Monte. In sacrestia sono presenti semplici ex voto. I Frati potranno illustrarvi la chiesa e le opere.

Subito a monte del Santuario c’è un piccolo Oratorio e si accede al  Bosco dei Frati (4) con scorci sul levante di Genova , fino al Monte di Portofino.Prendendo la stradina che corre lungo il fianco dell’Oratorio possiamo raggiungere le trattorie indicate, Reatin, se si continua lungo la creusa; la Cabannetta de Cianderlin se si prende la stradina in salita sulla destra. Una bella passeggiata in discesa servirà per digerire l’abbondante pasto.

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